Stress e mobbing
Anche se il mobbing è stato definito scientificamente da parte dello scandinavo Leymann soltanto nel 1984, attualmente rappresenta un fenomeno sempre più grave e diffuso, tanto da venire considerato come un importante problema professionale e sociale.
Il termine mobbing è entrato nella lingua comune ad indicare un comportamento persecutorio nei confronti di un dipendente o di un collega di lavoro, messo in atto per emarginarlo. La parola deriva dal verbo to mob che significa ‘aggredire in massa’, utilizzato nello studio del comportamento animale per l’aggressione messa in atto da uno stormo di uccelli nei confronti di un predatore o di un intruso.
I protagonisti del mobbing sono almeno due: la parte attiva o mobber e il mobbizzato che è la vittima. La dinamica di base del fenomeno consiste in un atteggiamento di vessazioni o di molestie sessuali, finalizzate ad isolare la vittima, impedendole di esercitare pienamente la propria attività lavorativa.
Tecnicamente viene distinto un mobbing di tipo ‘verticale’, attuato dal datore di lavoro o dai superiori, talvolta per indurre il dipendente a licenziarsi ed uno di tipo ‘orizzontale’, praticato da colleghi per motivi diversi, come la competizione, l’arrivismo, la carriera, l’invidia, la differenza razziale, culturale, religiosa o politica. Tale forma di emarginazione rappresenta una delle fonti principali di stress nell’ambiente di lavoro e può provocare ripercussioni estremamente dannose sulla salute della persona mobbizzata, descritte in medicina legale e del lavoro, come ansia, panico, isolamento, depressione, disturbi del ritmo sonno-veglia, sfiducia verso se stessi e gli altri, vertigini, cefalea, disturbi sessuali e comportamentali.
Metodi anti-stress
Continua, in ordine alfabetico, la proposta di alcuni rimedi utili per il controllo dello stress.
Il ‘bagno di bosco’
Il termine shinrin-yoku è stato introdotto in Giappone da Akiyama Tomohide e significa ‘bagno nella foresta (o nel bosco)’. Consiste nell’immergersi nei boschi ed entrare in contatto e connessione con la natura. Una grande mole di dati raccolti dimostra che il ‘bagno di bosco’:
- riduce lo stress e facilita il relax;
- riduce la pressione arteriosa;
- abbassa la frequenza cardiaca;
- assicura un sonno più lungo;
- allevia l’ansia, la rabbia, la depressione;
- migliora l’umore;
- aumenta l’energia;
- alza la soglia del dolore;
- rafforza le difese immunitarie, attraverso l’incremento delle cellule killer naturali;
- fa calare il livello degli zuccheri nel sangue;
- aiuta a perdere peso.
Gli effetti ottenuti quando ci si immerge nella natura, non sono dovuti alla maggiore concentrazione di ossigeno nell’aria, ma soprattutto alla presenza di fitoncidi, oli naturali rilasciati dagli alberi per proteggersi da batteri, virus, funghi e parassiti.
I composti principali dei fitoncidi sono i terpeni (D-limonene, alfa-pinene, beta-pinene, canfene), sostanze in cui ci immergiamo quando pratichiamo il ‘bagno di bosco’.
Per approfondire il tema, si consiglia la lettura del libro di Qing Li Shinrin-Yoku Immergersi nei boschi ed. Rizzoli (2018).
Il nostro consiglio
Soprattutto per chi vive in città è fondamentale dedicare un po’ di riposo e di relax in ambienti salutari per contrastare l’accumulo di radicali liberi nell’organismo, eliminare tossine e scorie metaboliche, rigenerare le energie. Puoi approfittare della presenza di un parco nelle vicinanze della tua abitazione o scegliere di passare il fine settimana in una località rilassante. Sui prati, in montagna, lungo la costa del mare, in vicinanza di cascate o nelle pinete l’aria particolarmente ionizzata assicura un senso di benessere, vitalità ed euforia. Anche la semplice presenza di alcune piante nell’ambiente in cui viviamo, contribuisce al nostro benessere.